Martedì 3 Dicembre 2024

LA STORIA DI ALBIANO

Albiano, con le sue frazioni di Barco di Sopra e Barco di Sotto, è collocato nel Trentino orientale, a nord-est del capoluogo, da cui dista una ventina di chilometri.

Sul suo territorio vivono circa 1.500 abitanti, detti "Biani" o "Albianesi".

Il paese è collocato sulla sponda sinistra della Valle di Cembra, valle incisa profondamente dallo scorrere del fiume Avisio, originato dai ghiacci perenni della Marmolada.

Circa 260 milioni di anni fa ebbero luogo grandi eruzioni di magma acidi, che diedero vita alla formazione di un'ampia piattaforma porfirica, che si estendeva dalla zona dove attualmente sorge Lavis, a Pine', a Cavalese e Ora, da Nova Ponente a Merano: siamo in presenza del giacimento di porfido più esteso d'Europa.

ll paese è stato edificato, al pari degli altri centri abitati della valle di Cembra, su un pianoro morenico di origine glaciale, ad una quota mediana del versamente vallivo (metri 643 s.l.m.).

Il popolamento di Albiano risale molto indietro nel tempo: sono stati rinvenuti oggetti dell'età del bronzo e dell'età del ferro (V-VI sec. A.C.); presso il Santuario di S. Antonio vennero rinvenute delle tombe di lastre foggiate all'etrusca. E' stato rinvenuto anche un sotterratoio romano.

L'abbondanza di reperti dell'epoca romana avvalora l'ipotesi dell'etimologia di Albiano, quale territorio appartenente a un gruppo di famiglie derivanti dallo stesso ceppo il cui gentilizio era "Albius". Al tempo della romanizzazione il paese si trovava nelle vicinanze di una scorciatoia della via Claudia Augusta Altinate, molto frequentata, specialmente nei periodi in cui il percorso principale, che si snodava sul fondovalle atesino, risultava impraticabile.

Secondo molti studiosi già dai tempi dei romani il territorio di Albiano è stato fatto oggetto di un'attività che sarebbe poi proseguita per tutta la sua storia, fino ai nostri giorni: l'attività mineraria ed estrattiva. A partire dal Medioevo peraltro lo sfruttamento, oltre ad ampiarsi, fu anche oggetto di regolamentazione. Nelle fonti storiche viene infatti menzionato Trentino, influente imprenditore delle miniere del Calisio, dunque anche di Albiano, e feudatario del principe-vesco di Trento, F. Vanga, cui succedette il figlio Federico d'Albiano, che partecipò attivamente alla compilazione del più antico statuto minerario, il famoso "Codice Vanghiano", stilato nel 1208: primo ordinamento in Europa concernente le attività minerarie. L'estrazione della galena argentifera proseguì con alterne fortune fino al 1500.

Durante i primi decenni del 1300 Albiano faceva parte con Pinè e altri paesi della "gastaldia" di Pergine. Ripristinato il Principato vescovile di Trento, Albiano passò sotto la giurisdizione di Trento.

A seguito delle sconfitte napoleoniche e per effetto del Congresso di Vienna del 1815 i distretti di Trento e Bressanone venivano dichiarati parte integrante della provincia del Tirolo, avente il capoluogo a Innsbruck.

Al termine della prima guerra mondiale, per effetto del ricongiungimento con l'Italia, venne istituita la Provincia di Trento, che si estendeva da Ala al Brennero e reintrodotta la legislazione italiana, cosicché il Comune di Albiano venne retto da un Sindaco, da un Consiglio comunale e da una Giunta municipale. La presa di potere del fascismo, contrario ad ogni tipo di autonomia locale, comportò peraltro la soppressione degli organi comunali e l'istituzione della figura del Podestà, oltre alla soppressione di numerosi Comuni mediante il loro accorpamento ad altri. Lo stesso comune di Lona-Lases venne soppresso ed accorpato ad Albiano e si staccò soltanto al termine della seconda guerra mondiale, più precisamente nel 1952.

Nel corso dei secoli l'attività principale degli abitanti di Albiano è stata l'agricoltura e la pastorizia, unitamente alla selvicoltura. Le colture più diffuse erano la vite, il frumento, i castagni, i prati da fieno e da pascolo e tutte le essenze caratteristiche dell'agricoltura montana cosiddetta di sussistenza. Le condizioni di vita non erano certo floride e nel corso dell'800, causa il colera e altri eventi rovinosi, quali la siccità ed alcuni incendi, e ancora nei primi decenni del novecento, parecchie famiglie sono state costrette all'emigrazione, soprattutto verso le Americhe.

Negli ultimi cento anni si è assistito ad un significativo capovolgimento della situazione economica del paese in virtù dell'attività estrattiva del porfido. Albiano risulta essere attualmente tra i principali centri europei di estrazione e lavorazione di questa pietra e costituisce un soggetto attivo a livello internazionale nella commercializzazione di questo prodotto. I giacimenti di materiale porfirico sono stati scoperti in concomitanza alla costruzione della strada provinciale Gardolo-Lases nel 1911, e via via sfruttati sempre più intensamente. Sono comparse sul monte Gaggio e sul monte Gorsa numerose cave a cielo aperto, dove vengono realizzati lastre, cubetti, cordonate e altri elementi lapidei necessari all'arredo urbano. Lo sviluppo di questa industria ha fermato la piaga dell'emigrazione ed è divenuta una delle attività principali della vallata e dell'intera provincia, richiamando manodopera, prima dal Mezzogiorno e poi anche da altre parti del mondo.

DOVE?

Situato nel cuore della valle di Cembra sulla sinistra idrografica del torrente Avisio, il Comune di Albiano si sviluppa lungo la S.P. n. 76 denominata Gardolo Lases ed è situata a solo 18 Km dal capoluogo trentino.

Attualmente conta circa 1444 abitanti ed è sicuramente uno dei principali centri del Trentino - Alto-Adige per la produzione, l'estrazione e la commercializzazione del porfido.

La fiorente attività del settore porfirico ha permesso negli anni uno sviluppo socio-economico della cittadina, basata fino agli anni '70 prevalentemente sull'agricoltura e in particolare sulla coltivazione di castagneti, costruendo una solida economia, occasioni di lavoro e fonte di sostentamento per numerose famiglie di Albiano.

Per raggiungere Albiano:

- DA AUTOSTRADA DEL BRENNERO A22 (da Verona e dal Brennero):

Uscita Trento Centro, alla rotatoria prendere direzione Bolzano-Brennero-Padova e proseguire per 3 Km; 300 metri dopo lo svincolo di Trento Nord imboccare lo svincolo verso Bolzano-Brennero, proseguire per altri 2,5 km. e al primo semaforo svoltare a destra per Meano-Albiano, dopo 11 km. trovate il paese di Albiano.

- DA VENEZIA-PADOVA (per la Valsugana):

Superato Pergine Valsugana, 300 metri dopo la deviazione per la zona industriale "CIRE'" prendere il bivio a destra direzione Civezzano-Cavalese, proseguire per 200 metri e svoltare a sinistra sempre per Civezzano-Cavalese; al semaforo proseguire verso Cavalese per circa 10 Km., alla fine del lago di Lases girare a sinistra per Albiano (2,5 km).

LA CHIESA DI S. BIAGIO

La chiesa di S. Biagio, visibile al centro del paese e a fianco della nuova chiesa parrocchiale che mantiene la stessa dedicazione, è di impianto gotico.

Nelle valli dell'Avisio questo stile faticò a penetrare e spesso si registrarono costruzioni di compromesso tra architetture gotiche e romaniche. I campanili, ad esempio, rimasero per lo più romanici con bifore e polifore tradizionali e solo la loro forma più allungata dichiarò la loro adesione allo stile gotico. Alla fine del Quattrocento arrivarono maestranze tedesche che introdussero forme nordiche: basti ricordare le due chiese di Vigo di Fassa attestate al maestro Francesco di Gardena, il cui figlio Michele (del quale abbiamo notizie dal 1506 al 1540) viene definito dai documenti architetto e muratore come il padre, come si desume da un documento del 1515.

Dell'edificazione della prima chiesa di Albiano è conservato il contratto stipulato tra il maestro Michele e il sindaco del paese Simone Ravanelli, da cui si evince che la costruzione avvenne tra il 1526 ed il 1529. Si è abbattuto il preesistente edificio religioso posto nel cimitero. L'abside ed il portale dovevano essere simili a quelli della chiesa di S. Pietro a Cembra (1506), la volta doveva essere come quella di San Nicolò di Sevignano: entrambe le chiese sono quindi attribuibili allo stesso autore, come quelle di Piazzo di Segonzano (1524), di Daiano, di San Lugano (1519), di Varena (1520) e Baselga di Pinè . La dedizione ai Santi Antonio abate e Biagio si deve probabilmente all'antica funzione di ospizio, o ospedale per i viandanti, rivestita dalla prima chiesetta che avrebbe dovuto risalire ali epoca del vescovo Alemanno (1124 1149): infatti i due santi vivevano entrambi come eremiti; san Biagio, inoltre, per aver salvato un ragazzo al quale si era conficcata una lisca in gola è venerato come protettore dei mali della gola. Il portale principale della chiesa di Albiano è di chiaro stile gotico ad ogiva con profonde scanalature e la porta di legno pare ancora quella originale. La facciata doveva essere decorata con un rosone, che venne eliminato all'epoca dell'allungamento della chiesa nel Settecento; sono invece originali i finestroni con i lavori in tufo. All'interno i costoloni gotici creano un piacevole effetto decorativo di reticolato sottolineato dal contrasto tra le pietre gialle e bianche, mentre sulle mensole si possono notare testine di angeli a traforo. Nel 1666 si costruì una nuova sagrestia volta a sud, nel 1726 si decise di ampliare, allungandola, la chiesa e nel 1743 vennero costruite vicino al portale di ingresso due cappelle laterali: in quella di destra c'era l'altare del Crocefisso, ora altare maggiore; a sinistra, nella cappella detta del Rosario, era stato posto l'altare maggiore ligneo in sostituzione del quale, al centro dell'abside, venne posto, nel 1750, il nuovo altare lapideo, opera di Antonio Sartori, quello che attualmente si vede nella nuova chiesa parrocchiale e dono di Domenico Filippi "Cescat". Nel 1800 all'esterno della parete nord venne fabbricata una nuova sagrestia.

LA CHIESA NUOVA

Essendo aumentata la popolazione, fin dagli inizi del novecento apparve chiara la inadeguatezza della vecchia chiesa e fu necessaria la costruzione di un nuovo edificio religioso.

L'opera fu commissionata all'architetto roveretano Giovanni Tiella.

Di formazione viennese, egli operò una sintesi tra le tendenze architettoniche dell'epoca le ispirazioni che provenivano dal "carattere regionale". Il nuovo edificio si relaziona alla chiesa storica, sia per il carattere formale che per i materiali impiegati nella costruzione, quali ad esempio le lastre di porfido quale manto di copertura.

Tutto l'edificio è improntato alla massima semplicità in modo da far risaltare in tutto il suo splendore l'altare lapideo di Giovanni Sartori.

LA CHIESA DI S. ANTONIO DI PADOVA

Su un panoramico pianoro in posizione discosta dal centro abitato sorge la piccola chiesa votata a S. Antonio da Padova e consacrata nel 1670.

Essa ha pianta rettangolare di metri 15 di larghezza, 5,5 di larghezza e 5 di altezza, con abside a tre lati, campaniletto a cuspide e tetto in lastre di porfido. L'ampio vestibolo, o portico, posto a sud, che presenta un grande arco centrale e due laterali, fu aggiunto più tardi. L'interno si presenta con volta a crocera.

L'altare ligneo, policromo, dorato, di stile barocco, con grandi colonne tortili abbinate ad altre diritte era impreziosito da statue lignee raffiguranti santi ed angeli, che sono state asportate dai ladri.

Al suo interno erano custoditi parecchi dipinti ex-voto molto antichi, anch'essi asportati dalla mano sacrilega dei ladri.

Testo tratto da: http://www.comune.albiano.tn.it

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38041 ALBIANO (TN)
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Alessandro Poletti

Ho avuto il piacere di visitare il Museo in gennaio, davvero bello e ben strutturato con tante curiosità, lo consiglio a tutti!!!

Romina Villa

Museo molto particolare,  personale gentilissimo e molto disponibile, ci ritornerò presto.

          

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